Ecco quanto è pericolosa l’invasione degli algoritmi

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Cos’è l’Algocrazia? Tra i nuovi termini citati dall’Accademia della Crusca, indica letteralmente il dominio di una società governata dagli algoritmi.

Francesco Donato Perillo, docente presso Unisob di ‘Macchine e trasformazione digitale’, per i corsi di Economia e Green Economy, ne parla nel suo volume dal titolo Algocrazia. L’intelligenza artificiale è la fine del management? che si presenta con una tavola rotonda martedì 22 ottobre alle 17.00 nella Biblioteca Pagliara Unisob. Intervengono la professoressa di Pedagogia sociale Maria D’Ambrosio, la professoressa di diritto privato e delle nuove tecnologie Lucilla Gatt, l’amministratore delegato del Tecno Group Giovanni Lombardi, il professore di Organizzazione aziendale Domenico Salvatore e il vicepresidente della Fondazione FAIR Carlo Sansone.

Conclude e commenta con il pubblico l’autore, Francesco Donato Perillo, che ci spiega brevemente come può definirsi l’algocrazia e quali sono i rischi dell’IA: “L’algocrazia è il potere degli algoritmi e, dunque, dell’Intelligenza Artificiale sugli umani. Il rischio è che siano presto le macchine intelligenti a guidare ogni scelta umana nella gestione della società, infatti l’IA ha questa caratteristica: è invasiva e si diffonde, autoalimentando le proprie capacità con una velocità esponenziale: mi domando, ad esempio, se vi sia ancora qualche studente che non ricorre all’aiutino della IA”.

Quali sono i campi in cui si sente già l’invasione dell’intelligenza artificiale?

“Questo processo invasivo comincia (anzi è già cominciato) nella fabbrica, che è il primo campo in cui si gioca il rapporto tra l’uomo e la macchina: è l’uomo che guida e interroga la macchina, o è la macchina che dà le direttive all’uomo? Gli algoritmi saranno i nuovi dirigenti? Sarebbe la fine del management, come recita il sottotitolo del libro”.

Che fare allora?

“Credo che il compito di un direttore HR nella trasformazione digitale non sia quello di spiegare che gli algoritmi servono a potenziare l’azione umana, ma da una parte, di salvaguardare la dimensione umana e etica nella gestione del cambiamento e dall’altra dotarsi di una nuova e diversa strumentazione gestionale. Non è pensabile poter continuare a gestire le risorse umane con strumenti, politiche e logiche del vecchio mondo analogico”.

E nell’ambito del contesto socio pedagogico? Ci risponde Maria D’Ambrosio:

“Il testo di Perillo prova a sollecitare uno sguardo critico proprio rivolgendosi al mondo del management e della governance nelle imprese, nelle realtà produttive.  Molta parte della cultura manageriale riferita al lavoro e alle organizzazioni ha abbracciato una logica manipolatoria che rafforza l’approccio individualista e competitivo al lavoro e conferisce un potere alla macchina e alla sua intelligenza, come fossero espressione di un ente superiore”.

Al contrario un approccio pedagogico dovrebbe educare alla crescita del contatto umano e delle relazioni empatiche…

“La logica del controllo e della previsione tornano ad essere molto presenti nelle scelte e nelle modalità di gestione del lavoro nelle organizzazioni. E su questo mi pare che l’approccio pedagogico, di una pedagogia trasformativa, attiva e critica punti invece sul valore e sulla qualità delle relazioni interumane come risorsa generativa, che si prende cura delle persone e delle organizzazioni di cui sono parte”.

“L’esempio di Adriano Olivetti – conclude – torna a essere di grande attualità perchè persone, imprese e territori sono attraversati dal valore innovativo e rigenerativo di arte, tecnologia e design e producono sempre nuova cultura e una cultura del lavoro più consapevole, responsabile ed eticamente orientata alla qualità del vivere delle comunità. L’algoritmo che regola l’Intelligenza Artificiale in questo senso può essere parte di un sistema intelligente, cui bisogna essere alfabetizzati. In quest’ottica mi sembra che sia necessario rivolgerci ai manager e alle manager attuali così come a quelli e quelle in formazione, per contribuire ad una cultura del lavoro che non è già scritta in nessun software proprietario o open source”.

Da.Card.

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